lunedì, maggio 04, 2015



        


COMUNICATO STAMPA

La diaspora africana d’Italia chiede una nuova politica europea dell’immigrazione

La Rete della Diaspora degli Africani Neri d’Italia (REDANI) ha appreso con costernazione l’ennesimo tragico incidente accaduto nel Mar Mediterraneo sabato 18 aprile, nel quale hanno perso la vita centinaia di migranti: famiglie, giovani, donne e bambini, tutte persone in fuga da teatri di guerra e da situazioni atroci di disagio sociale.

La REDANI esprime la sua profonda amarezza di fronte a questa grande tragedia umana e si inchina davanti a tutte le vittime e alle loro famiglie. In particolare, essa desidera ringraziare la Marina Italiana per il provvidenziale intervento a favore dell’equipaggio e lo Stato Italiano che ha provveduto come sempre a dare i soccorsi ai sopravvissuti nonostante la crisi economica che imperversa nel paese e l’impopolarità che tale scelta genera a livello sociale. Inoltre, alla REDANI preme ricordare che questi migranti sono coloro che, in fin dei conti, stanno pagando a caro prezzo le recenti sconsiderate politiche dell’UE: da una parte l’interruzione dell’operazione “umanitaria” Mare Nostrum, sostituita dal programma Triton, il cui mandato si limita esclusivamente a controllare le frontiere esterne dell’Europa; dall’altra il fatto di non aver agito con fermezza e chiarezza nel combattere la destabilizzazione di vaste zone dell'Africa, in particolare la Libia, il Mali e vari paesi del Corno d’Africa.

La REDANI, in sintonia con quanto già espresso dal Governo italiano e dalla maggior parte delle forze politiche e sociali, chiede all’Europa di:
-        avviare al più presto un nuovo programma di soccorso in mare in grado di rafforzare l’accoglienza di chi chiede una protezione internazionale, anche attraverso la valutazione di nuove forme di tutela che permettano in tempi brevi la libera circolazione dei richiedenti asilo in tutti i 28 paesi dell’Unione;
-        rendere al più presto effettivo il principio del mutuo riconoscimento del diritto all’accoglienza dei migranti, in modo da garantire un’equa e proporzionale ripartizione dei rifugiati all’interno dell’Unione;
-        attuare un’azione internazionale congiunta che porti stabilità, pace e sicurezza in Nord-Africa, in Medio Oriente e nel Corno d’Africa;
-        varare una nuova etica e lungimirante politica dell'immigrazione e un efficace programma di cooperazione internazionale allo sviluppo, che consentano di ricostruire gli Stati dilaniati da conflitti e di offrire alle loro popolazioni il diritto di rimanere nella propria terra.

Bologna, 22 aprile 2015.

domenica, febbraio 22, 2015

Festival degli Intellettuali e Scrittori Africani d'Italia

L'Associazione è co-promotore del progetto Fisai- Back To afrika, assieme alle associazioni Redani e Progetto-Gamessou.




Il Festival degli Intellettuali e Scrittori Africani d'Italia avrà luogo, per la sua prima edizione, nella città di Padova, nel mese di maggio 2015. Oltre alla proiezione del nuovo documentario di Peter Ewanfoh Obehi sulla storia dell'Africa, il Festival prevede un incontro tra Diaspora e le Imprese del territorio e un Salone del Libro africano.

Le date e le ubicazioni delle diverse attività del Festival verranno comunicate nelle prossime settimane.

La partecipazione al Salone del Libro per gli autori africani iscritti al Fisai è gratuita. Quanto alle case editrici desiderose di promuovere i propri autori e opere durante il Salone, la loro partecipazione sarà soggetta a un contributo.

lunedì, ottobre 27, 2014

Petizione all'Unione Africana e all'Onu per la creazione di una commissione internazionale di inchiesta sulle origini di Ebola e dell'Aids in Africa.

Al fine di consentire al pubblico italiano di seguire l'evoluzione della questione Ebola e di sostenere l'iniziativa della diaspora africana d'Europa, pubblichiamo la versione italiana della petizione.



PETIZIONE IN NOME DELLA SCIENZA ALL’UNIONE AFRICANA



PER UNA COMMISSIONE D’INCHIESTA INTERNAZIONALE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU E DELL’UNIONE AFRICANA SULL’ORIGINE DELL’EBOLA E DELL’AIDS

Proposta dal Professore Pascal ADJAMAGBO

Con la collaborazione dei Dottori Guy ALOVOR e Kanyana MUTOMBO

Tradotto dal francese dal Dott. Gada EKUE



Vedere la versione francese della petizione all’indirizzo:


Vedere la versione inglese della petizione all’indirizzo:





Considerando:



1)             L’attualità cocente dell’epidemia di Ebola, il cui folgorante potere del virus ha portato l’OMS a decretare “un’emergenza di salute pubblica di portata mondiale” e a dichiarare che “una risposta internazionale coordinata è essenziale per fermare e far arretrare la diffusione internazionale del virus”, senza sollevare tuttavia la domanda scientifica dell’origine reale del virus e delle manipolazioni che ne hanno causato la diffusione, domanda utile al fine di combatterlo efficacemente;



2)             La dimensione delle devastazioni già causate dalla pandemia dell’AIDS nel mondo e più gravemente in Africa sub-sahariana dove, secondo le cifre dell’OMS, vivevano più dei tre quarti dei 30 milioni di vittime dell’AIDS nel mondo fino al 2013; dove vivono 25 dei 34 milioni di portatori del virus dell’AIDS attualmente nel mondo e più del 90% dei bambini contaminati nel mondo da questo virus, il ché ha portato l’Onu a creare nel 1995 il programma ONUSIDA destinato a coordinare la mobilitazione mondiale contro questa pandemia, senza che a tutt’oggi i mezzi scientifici e di informazione, la cui efficacia è indubbia, siano state mobilitate per determinarne in maniera chiara e sicura la vera origine nonché i meccanismi che hanno causato la diffusione dell’AIDS al fine di combatterlo più efficacemente;



3)             La non ammissibilità scientifica delle tesi che sostengono la trasmissione in Africa, alla fine solo da pochissimi anni, dei virus dell’AIDS e dell’EBOLA all’uomo a partire da certi animali che ne sarebbero invece portatori sani, poiché l’Africa è la culla dell’umanità in cui uomini e animali coabitano da milioni di anni, cioè molto prima della comparsa delle malattie dell’AIDS e dell’EBOLA tra il 1958 e il 1967 rispettivamente, il che orienta indiscutibilmente le ricerche ad attribuire l’apparizione di tali malattie a cause umane, e più precisamente la fabbricazione e le manipolazioni “di armi biologiche di distruzione di massa” di cui l’Africa sub-sahariana risulta alla fine il principale bersaglio e la prima vittima, senza paragone con altre regioni del mondo;



4)             L’attestazione del programma COAST, sviluppato dal regime sud-africano dell’Apartheid tra il 1980 ed il 1994, che consiste nella fabbricazione e nelle manipolazioni “di armi biologiche di distruzione di massa”, rivolte selettivamente contro le popolazioni nere d’Africa, e rappresentato dal Dott. Wouter Basson soprannominato “Dottore la Morte”, come riporta il giornalista francese Tristan Mendès France, nipote dell’ex-Presidente del Consiglio dei ministri francese all’epoca del Presidente René Coty, e amministratore dell’Istituto Pierre Mendès France, nel suo libro Dott. la Morte. Inchiesta sul bioterrorismo di Stato in Sud-Africa, pubblicato nel 2002, che afferma precisamente: “Antrace, Ebola, Sida, Colera, sterilizzazione di massa, veleni chimici etnicamente selettivi, figurano tra le armi ipotizzate dalle autorità dell’Apartheid contro la popolazione nera. Un progetto di guerra biochimica a carattere razzista ampiamente sostenuto dalle potenze occidentali. Messo in piedi nel 1985, il programma militare non è stato apparentemente chiuso che nel 1994, senza che tutte le responsabilità siano state chiaramente stabilite. Fino ad oggi nessuno sa che fine abbia fatto tale tecnologia di morte né in quali mani essa si trovi. Non si sa neppure chi ne potrebbe fare uso”. (vedere la presentazione del libro all’indirizzo



http://www.bibliomonde.com/livre/mort-enquete-sur-bio-terrorisme-etat-en-afrique-du-sud-1403.html). Tristan Mèdes France è anche l’autore del documentario « Dottore la Morte » andato in onda su France 3 nel 2002 (cf. http://www.youtube.com/watch?v=RKGDCnWTWIo), completato dal documentario « Projet Coast : le génocide » diffusosi su Arte nel 2009 (cf. http://www.youtube.com/watch?v=Hme1xB5OfTY);



5)             Gravi accuse che confermano la collaborazione scientifica internazionale di cui ha beneficiato il programma COAST del regime dell’Apartheid, pubblicate dallo statunitense Dott. Boyd E. Graves nel suo libro “State origin: the evidence of the laboratori birth of AIDS” (Origine statale: la prova della nascita in vitro dell’AIDS), pubblicato nel 2001, dove l’autore dimostra tramite innumerevoli documenti ufficiali come, sotto copertura di ricerche sul Cancro, il programma “Special Virus” lanciato il 12 febbraio 1962 dall’Amministrazione statunitense, con la collaborazione di biologi rinomati come il Professore Robert Gallo, il co-scopritore ufficiale statunitense del presunto virus dell’AIDS, ha contribuito alla creazione, alla produzione e all’inoculazione di massa di un “vettore” dell’AIDS in vista della distruzione selettiva e di massa di popolazioni nere in Africa e negli Stati-Uniti (cf. l’articolo “The history and the flowchart of the develppment of AIDS” all’indirizzo :  http://www.deepspace4.com/pages/diseases/pagediseases.htm vedere una traduzione parziale in francese all’indirizzo :  http://historyofnations.org/French/genealogy/aids.html). Sembrano corroborarlo i documenti di prova del documentario “le origini dell’Aids”, diffusosi nel 2004 sul Secondo Canale della televisione belga di espressione francese, il        quale fa emergere esplicitamente il legame tra la sperimentazione, nonostante il monito dell’OMS, su più di un milione di bambini Congolesi, Burundesi e Ruandesi tra 1958 e 1960 del vaccino “Tchate” contro la polio, del Dott. H. Koprowski, a base di reni di scimpanzé, e le prime attestazioni dell’AIDS nel mondo (cf.https://www.youtube.com/watch?v=1So0zWeryUA, commentato in maniera notevole nell’articolo all’indirizzo:http://www.stanleyville.be/documents/Origines%20du%20SIDA.pdf);



6)             Legami sconcertanti, svelati nel 1996 dal ricercatore statunitense Leonard Horowitz, nel suo super documentato libro “Emerging Viruses: Aids & Ebola - Nature, Accident or Intentional?” (tradotto in francese dal titolo “La guerre des virus: Sida et Ebola -Naturel, Accidentel ou intentionnel?”), tra l’OTRAGland, territorio di 100 000 km2 svuotato dalla sua popolazione e attribuito nel 1976 dal presidente zairese Mobutu a una misteriosa società tedesca, OTRAG, la quale si supponeva dovesse lanciare satelliti nell’atmosfera, mentre la NASA non opera che su 331 km2; e d’altra parte le industrie e istituzioni che lavorano nell’ambito della concezione e fabbricazione di armi batteriologiche in seno alla NATO, elementi che dimostrano che AIDS ed EBOLA non sono apparsi in maniera spontanea né sono passati dalla scimmia all’uomo in maniera naturale, sapendo che il virus dell’EBOLA è apparso lo stesso anno del “virus di Marburg”, dal nome di una città tedesca dove esso ha causato nell’agosto 1967 diversi morti tra i laboratoristi che lo manipolavano su delle scimmie, prima ancora di manifestarsi nell’ex-Zaire col nome di “Ebola” nel mese di settembre 1967 (vedere a proposito l’articolo molto edificante di Wikipédia “Laboratoire P4” all’indirizzo http://fr.wikipedia.org/wiki/Laboratoire_P4  che fornisce la lista di diversi laboratori nel mondo, la cui maggioranza ha dei legami con i complessi militari e industriali, quali il laboratorio di virologia dell’Università di Marburg, i Centri di Controllo delle Malattie d’Atlanta (CDC), il laboratorio P4 Jean Mérieux INSERM di Lione, il Centro Internazionale di Ricerche Mediche di Franceville in Gabon, che coltivano “ufficialmente” da decenni dei virus altamente patogeni di classe 4 che generano febbri emorragiche, in particolare il virus dell’EBOLA) ;



7)             La necessità morale di sciogliere il dubbio su tutte queste gravi accuse di concezione e di uso “di armi biologiche di distruzione di massa” e selettive sulla base di un criterio razziale, di porre fine il più presto possibile all’impunità intollerabile di un vero “crimine contro l’umanità” e soprattutto di proteggere le popolazioni prese di mira contro la messa a punto e l’uso “di armi biologiche di distruzione di massa” e selettive sulla base di un criterio razziale il cui potere potrebbe essere ancora più folgorante dell’EBOLA;



8)             La necessità politica e strategica di porre fine il più presto possibile alla mancanza di reazione delle autorità politiche africane, le quali devono agire efficacemente e energicamente a monte sulle cause primarie delle epidemie dell’AIDS e dell’EBOLA in Africa, conformemente all’insegnamento della saggezza proverbiale africana che ricorda che “ogni persona viene trattata a seconda della faccia che presenta, ovvero di come si comporta e di come reagisce”, e conformemente a una legge fondamentale della dinamica nota come la “terza legge di Newton” oppure “principio delle azioni reciproche”, il quale afferma che “ogni azione suscita una reazione di uguale intensità, della stessa direzione ma di senso opposto”;





A nome della Scienza, noi sottoscritti, scienziati, intellettuali, attori politici o della società civile, richiediamo insistentemente ai più alti responsabili dell’Unione Africana, in particolare della Commissione dell’Unione Africana, di rivolgersi urgentemente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU al fine di ottenere la creazione d’urgenza di una “Commissione Internazionale d’Inchiesta sull’origine e la diffusione dell’AIDS e dell’EBOLA”, sotto l’egida del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e dell’Unione Africana, il cui presidente e la metà delle componenti siano nominati dall’Unione Africana, con il fine di istituire, a seconda delle sue conclusioni, un “Tribunale Speciale sull’AIDS e l’EBOLA” per giudicare tutti i responsabili, ideatori ed esecutori, dei crimini sospettati. Ciò s’impone poiché da una parte il Consiglio di Sicurezza non ha stentato a stabilire una commissione di inchiesta internazionale nonché un Tribunale speciale in seguito all’omicidio di undici persone in Libano nel febbraio 2005 e che dall’altra due grandi potenze occidentali erano pronte a bombardare la Siria per il supposto utilizzo di armi chimiche con mille vittime tra marzo e agosto 2013.




Dott. Ekue G. Folly

martedì, luglio 08, 2014

L'Africa nera deve unirsi!!

L'africa nera deve unirsi



Il titolo rammenta “Africa must unite” del leader ghanese Kwame Nkrumah, libro tradotto e pubblicato in italiano per la prima volta nel 2011 con una prefazione del Presidente Giorgio Napolitano grazie al contributo della Cassa Padana BCC e della Fondazione Dominato Leonense. Tuttavia, contrariamente all’opera di Nkrumah, essenzialmente apologetica di un’unità continentale tous azimuts, in “L’Africa nera deve unirsi” l’autore, basandosi sulla documentazione storica e sulla letteratura in materia, non solo sostiene una federazione politica della sola Africa subsahariana, ma va oltre, dichiarando che tale è in realtà il vero significato dell’ideologia panafricana. Il panafricanismo originale, in effetti, si riferisce esclusivamente all’Africa nera e alle sue diaspore, e mai all’intero continente. Che conclusioni trarne allora riguardo all’odierna Unione Africana considerata un’organizzazione panafricana? In un complesso di cinque capitoli, l’autore presenta al pubblico i risultati di una ricerca durata due anni sulle origini e l’evoluzione dell’ideologia panafricana, in un approccio accademico ma con uno stile che si vuole accessibile a tutti.
“L’Africa nera deve unirsi” non è solo un libro di politica e di storia. Esso pone questioni e propone risposte a problematiche inerenti all’identità stessa degli africani, alle loro condizioni nei vari paesi di immigrazione, oltre ad analizzare i rapporti afro-europei degli ultimi cinque secoli, i quali si possono riassumere in due maggiori avvenimenti storici: la tratta negriera e la colonizzazione. E’ proprio nel contesto della tratta atlantica che milioni di africani subsahariani, catturati e deportati verso il “nuovo mondo”, scoprono di appartenere ad una vasta comunità di origine, di valori e di destino. Per riabilitarsi come popolo tra le nazioni, gli esponenti di tali diaspore elaborano un’ideologia rinascimentale basata sulle specificità antropologiche e culturali del mondo nero: il panafricanismo. L’ideologia prevede la riunificazione dell’Africa nera e delle sue diaspore in un unico insieme geopolitico da erigere sul continente africano, la madre terra. Le questioni delle origini e della definizione del panafricanismo, affrontate nei primi tre capitoli del libro, sono assai complesse. I dettagli storici che vi sono esposti e le relative analisi trasversali dell’autore sono volti a fornire alla diaspora africana dell’Italia degli elementi utili per una miglior conoscenza della storia dell’Africa e per la coniazione di una diversa percezione della loro stessa alterità che, come risaputo, è in crisi per via degli innumerevoli complessi d’inferiorità che essi si trascinano dietro sin dall’epoca coloniale nei confronti dell’Europa.

Nel quarto capitolo l’autore rintraccia, mediante una recensione postcoloniale della letteratura disponibile in materia, l’evoluzione novecentesca dell’ideologia panafricana, mettendo in risalto il rapporto dinamico scaturito dallo scontro con il colonialismo. Emergono quindi le tre grandi correnti panafricane del secolo, ovvero il garveyismo, lo nkrumaismo e il pensiero panafricano di Dubois, delle quali viene proposta una vera e propria analisi comparata.

Nel quinto e ultimo capitolo viene descritto l’impatto istituzionale dello nkrumaismo sull’evoluzione politica dell’Africa post-indipendenza. Ora, sulla base della analisi dell’autore, si aprono nuove interrogazioni: devono, oggi, gli Stati dell’Africa subsahariana ritirarsi dall’UA per formare una nuova entità geopolitica negro-africana? oppure potrebbero, pur restando membri dell’UA, dare il via a un’altra organizzazione particolaristica come d’altronde  fanno già i paesi magrebini dell’UA con la Lega Araba? 

Con “L’Africa nera deveunirsi” l’autore si pone l’obiettivo di aprire in Italia, tra la diaspora nera e la società civile italiana, un dibattito su quanto è davvero successo in Africa in quei secoli, sulla rilevanza dell’istituzione di una giornata nazionale delle memorie nere ad opera della diaspora africana, sulle ragioni dell’arretratezza materiale dell’Africa nera e sull’origine della discriminazione di cui i subsahariani sono oggetto, cui anche tutto il mondo della cooperazione allo sviluppo può trarne insegnamento. Il libro mira a gettare luce sulla questione dell’identità degli africani, sulla loro unità culturale e sull’ambiguità della parola “Africa”, la quale viene usata a volte per designare l’intero continente e a volte per stigmatizzare i soli subsahariani. Inoltre, rappresenta un nuovo strumento attraverso il quale la diaspora potrebbe percepirsi ed insegnare la storia recente dell’Africa ai propri figli, e mediante il quale abbordare la questione dell’origine stessa del razzismo e del rigetto del “nero”, pratiche che non sono affatto un fenomeno sociale spontaneo ma che hanno radici nel passato, in una lontana trama storica che ha portato alcuni africani delle diaspore a forgiare un’ideologia politica e culturale di rinascimento: il panafricanismo. 

Ekue Folly G.